Sul fronte dissipazione attiva, il Bitfenix Aurora vanta varie possibilità di configurazione, sia ad aria che a liquido.
Il case può ospitare sino a quattro ventole da 120/140mm e una da 120/80mm. Due sono disposte sul pannello frontale, due sul tetto, e una sul retro (120/80mm). La dotazione standard ci è sembrata un po' scarna, giusto il minimo indispensabile per cosi dire; prevede una sola ventola da 120mm installata sul retro, in espulsione. In particolare si tratta di una Bitfenix Spectre 120mm siglata BFF-SCF-12025KK-RP, la classica in dotazione a tutti i case a marchio Bitfenix, in grado di fornire a circa 1000rpm circa 45CFM per soli 18dBA.
Bitfenix, per questo articolo, ci ha gentilmente fornito di ben cinque ventole Spectre Xtreme LED, siglate BFF-SXTR-12025W-RP, che offrono circa 66CFM a 2000rpm, per un rumore prodotto pari a 30dB; sono sicuramente meno silenziose di quanto fornito in bundle, ma offrono prestazioni ben superiori e sono anche dotate di illuminazione a LED. Una configurazione di tutt'altro livello, che più si addice ad case con finestra in vetro!
Per il resto dell'articolo, e nei test prestazionali, faremo uso di queste ventole, mettendo da parte quella in dotazione.
Come già scritto, si possono installare due ventole sul pannello frontale, sia da 120mm che da 140mm, altre due sul tetto, sempre da 120mm o da 140mm, e un'ultima ventola sul retro, da 120mm o da 80mm
Gli stessi spazi, grazie alle staffe ad L viste nel dettaglio in precedenza, possono ospitare radiatori da 240mm oppure 280mm, anche di tipo non slim; sul retro infine il supporto è adatto anche per un terzo radiatore monoventola da 120mm. Di certo, parlando dello spazio sul tetto, non sarà possibile usare radiatore eccessivamente spessi, e nemmeno configurazioni a panino (causa la presenza del dissipatore della CPU nelle vicinanze), ma nel Bitfenix Aurora c'è spazio in abbondanza anche per impianti a liquido di primissimo livello.
In ultimo, per scrupolo, dal momento che a prima vista ci sembrava fattibile, abbiamo provato ad installare sul tetto un radiatore triventola; quello che abbiamo notato è che lo spazio non è sufficiente in lunghezza, non tanto per il telaio, ma piuttosto per la cover in plastica. In realtà, con poche modifiche la questione potrebbe diventare fattibile.
Proseguiamo ora l'analisi con una carrellata di dettagli sull'elettronica del Bitfenix Aurora.
Vista la nostra curiosità, abbiamo per prima cosa smontato fino in fondo il Bitfenix SSD Chroma. In due parole, si tratta di una staffa in plastica che, una volta fissata con due viti al vostro SSD, lo illuminerà con un particolare gioco di luci LED. All'interno di questo accessorio è posto un piccolo PCB nero rettangolare sul quale sono saldati tre LED RGB con relativa resistenza, al quale è accoppiato un pezzo di plexiglass appositamente sagomato per diffondere al meglio la luce lungo il vostro drive. L'effetto ottico, come vedremo, seppur semplice è davvero molto intrigante.
L'SSD Chroma è definito "Certificato ASUS Aura", termine che si riferisce ad una recente tecnologia di casa Asus per il controllo di luci a LED, sia integrate alla scheda madre stessa, sia esterne ad essa collegate, tramite un software appositamente realizzato. In questo caso crediamo che si riferisca al fatto che è possibile collegare l'SSD Chroma ai connettori a 4 pin "RGB" che si trovano su molte tra le più recenti schede madri ASUS ROG e scegliere tra tutti i colori che il software offre. In ogni caso, con il Bitfenix Aurora non è necessaria una tale scheda madre, ma il case è già predisposto con tutto il necessario per il controllo delle luci dell'SSD Chroma; sul retro del piatto della scheda madre è infatti installato un piccolo PCB quadrato con un paio di IC per il controllo dei LED RGB. E' possibile variare il colore dei LED tramite l'apposito tasto che abbiamo visto nel pannello di I/O frontale, e tra le sette combinazioni a disposizione è anche presente una funzione di fading continuo tra i vari colori.
Oltre al SSD Chroma, grazie all'uso di un connettore extra, è possibile pilotare in contemporanea anche altri dispositivi a LED. Ad esempio, abbiamo potuto collegare anche due strisce a LED, una in catena all'altra, che per l'occasione Bitfenix stessa ci ha gentilmente fornito in dotazione; ci stiamo riferendo alle strisce a LED magnetiche della serie Alchemy 2.0. Anche se non sono l'oggetto di questo articolo, vogliamo spendere giusto poche parole su questo accessorio: è venduto in due modelli, che differiscono principalmente per la presenza o meno nella confezione di un controller dedicato, utile per chi non lo avesse già o nel case o sulla scheda madre; esistono poi due varianti di lunghezza della striscia, 30cm o 60cm. Si tratta delle classiche strisce a LED RGB, con connessione a quattro pin e PCB flessibile totalmente nero, dotate di tecnologia "TriBright LED" che rende i colori emessi più saturi e più luminosi dei corrispettivi LED classici. Sono inoltre facilissime da installare, rimuovere e riposizionare a piacimento, grazie alla banda magnetica integrata sia nelle strisce stessa che nell'eventuale controller.
L'altra area sulla quale siamo soliti soffermarci è il pannello di I/O frontale. Nel Bitfenix Aurora questo è installato sul tetto del case, verso l'anteriore, nascosto all'interno della maschera; per rimuoverlo dalla sua sede è sufficiente svitare le tre viti presenti e sfilare con cautela le porte USB. Ed ecco la schedina una volta rimossa dalla sua sede; osservandola bene sul retro vediamo come i due connettori audio e le porte USB 2.0 siano effettivamente saldati sulla scheda stessa, mentre le due USB 3.0 siano "solo" delle prolunghe. Nulla da ridire sulla qualità costruttiva, le saldature sono tutte perfette e i sei connettori e i due LED sono molto solidi.