Tutta le serie di dissipatori Reeven è caratterizzata da confezioni realizzate su misura per il prodotto calibrando letteralmente al millimetro gli spazi messi a disposizione al loro interno, gli imballaggi esterni a seconda del dissipatore in esso contenuto variano di conseguenza di forma e dimensione se pur le tonalità esterne rimangano il minimo comun denominatore per i tre prodotti in esame su queste pagine.
Gli spazi messi a disposizione esternamente vengono sfruttati in maniera certosina, scrivendo e riportando le varie specifiche tecniche con una tonalità gialla su uno sfondo grigio scuro che va a richiamare il contrasto del giallo con il grigio del logo della casa stessa.
La parte del leone in questo caso la fa il frontale della confezione, adibito per tutti e tre i prodotti a sunto delle potenzialità del prodotto, riportando una sua foto panoramica, le principali caratteristiche quali l'adozione di heatpipes ibride o dell'utilizzo di particolari strutture dissipanti, la compatibilità con i vari socket Inte/AMD e lo slogan di Reeven; "dont think, feel it" letteralmente "non pensare, sentilo".
Per trovare la parte riportante la sezione delle caratteristiche tecniche dovremo ruotare la confezione alla ricerca della faccia ad essa dedicata, Reeven a differenza della stra grande maggioranza dei produttori utilizza infatti tutte e sei le facce messe a disposizione del parallelepipedo fornendo un ingente numero di informazioni per l'utente finale prima di acquistare l'articolo; un chiaro segno di trasparenza da parte del brand che di sicuro non può far altro che paicere.
Per i dissipatori a torre tali caratteristiche trovano spazio su una delle quattro facce laterali, riportando le caratteristiche tecniche presenti in prima pagina in sei lingue diverse(inglese,tedesco,spagnolo,francese,russo,giapponese) lasciando ancora una volta l'italiano in disparte.
Piuttosto interessante risulta notare di come il brand riporti sempre le varie certificazioni ottenute che risultano essere davvero tante, includendo la CE per la commercializzazione sul mercato europeo e la Rhos che ne certifica l'assenza di metalli pesanti altamente dannosi per l'ecosistema in cui verrebbe smaltito il dissipatore; a queste si aggiungo specifiche certificazioni per il mercato cinese di provenienza e le indicazioni sulla possibilità di riciclare l'involucro, non male per essere una new entry del settore.
Chrono Guard
Kelveros
Il bundle fornito a corredo con i dissipatori ha un matrice comune per i tre esemplari che prevede per tutti la fornitura di un adesivo della casa e relativo libretto di istruzioni con pasta termoconduttiva in bustina monouso.
Quello che cambia risulta essere il sistema di ritenzione che curiosamente prevede per il Vanxie e il Kelveros, rispettivamente il dissipatore più piccolo e più grande in analisi, un sistema di ritenzione con clip in acciaio a ritenzione diretta senza molle di compressione mentre risulta essere in bundle per il Chrono Guard un sistema di ritenzione a push pin standard Intel; soluzione piuttosto strana e che si pone in forte contrasto con le scelte effettuate con il dissipatore entry level e high end non venendo giudtifica, tra l'altro, nemmeno da particolari problematiche meccaniche che abbiano portato ad una forzatura di tale scelta.
Vanxie Chrono Guard Kelveros
Da segnalare risulta inoltre la presenza unicamente per il cavallo di battaglia di Reeven, il Kelveros, della fornitura in bundle di un backplate in acciaio satinato nero piuttosto fuori dagli attuali schemi; esso infatti oltre a prevedere i tre strati canonici costituiti da acciaio,plastica e distanziale in neoprene, vanta una costituzione differente da quanto visto comunemente; non offrendo un corpo monoblocco che viene soppiantato da una soluzione formata da due lavorati fissati tra di loro tramite una comune vite M4, successivamente isolata tramite il film protettivo di plastica.
Tale soluzione permette di aumentare e diminuire l'angolatura dei bracci permettendo al backplate di poter rispondere ai vari interassi dei socket Intel semplicemente con un laggera pressione; eventuali problemi potrebbero sorgere, tuttavia, nel momento in cui si allenti la vite a causa dei continui movimenti meccanici, obbligando l'utente a dover letteralmente rompere lo strato protettivo di plastica per poter riottenere la resistenza desiderata sul backplate pena il non risuscire più ad installare il dissipatore o peggio creare cortocircuiti; insomma come complicarsi la vita.
{jospagebreak_scroll title=Vanxie - il dissipatore}
Il Vanxie è per Reeven quello che potremmo definire il piccolo viziato della famiglia, con esso la casa non vuole assolutamente mettersi in confronto con i big del cooling ma vuole dare al pubblico una soluzione tuttofare, economica, che non dia problemi di compatibilità meccanica e che nel suo piccolo sia performante.
Per far ciò ha tirato fuori dal cilindro un dissipatore di soli 22mm di altezza, meno di una comune ventola da case,che prevede in appena 7,8cm2 soluzioni decisamente interessanti grazie all'adozione di due heatpipes da 6 millimetri di diametro L design(un punto di evaporazione e uno di condensa cadauna) che partendo da una posizione centrale vanno ad interessare le parti esterne della superficie dissipante in alluminio punzonata su queste ultime.
La scelta di non far chiudere le heatpipes in una zona centrale del dissipatore o quantomeno di interessare anche questa parte al passaggio delle heatpipes sfruttando un loro punto di condensa, deriva da un finezza nonchè sorpresa che il Vanxie ci ha celato sotto la ventola fino al momento in cui siamo andati a rimuoverla.
Il dissipatore vanta infatti oltre che ad una superficie dissipante in alluminio, anche di un dissipatore di buffer monoblocco indipendente e piuttosto imponente che va letteralmente ad occupare tutta la parte centrale del dissipatore, collocandosi sul medesimo piano delle alette e nascondendosi dietro la ventola che si ancora tramite delle comuni clip alla struttura dissipante esterna.
Le uniche saldature presente sul corpo del dissipatore risultano essere unicamente quelle tra la base in rame elettrolico perfettamente planare e le due heatpipes, lasciando completamente in disparte tutta la superficie lamellare che, come accennato in precedenza, gode unicamente di una punzonatura; pratica ormai di largo uso nel settore che permette di ottenere un considerevole abbassamento dei costi di produzione a fronte di una leggera perdita prestazionale dovuta al minore scambio termico.