Reeven Vanxie, Chrono Guard e Kelveros, dai 34 ai 160mm in tre dissipatori

Estratto dalla sua confezione in cartone il Chrono Guard si rivela subito all'acquirente in tutta la sua estensione senza alcuna protezzione messa tra lui e l'imballaggio esterno, il dissipatore in oggetto si va a collocare nella fascia medio/alta del mercato, offrendo una soluzione dalle dimensioni contenute ma che punta in maniera piuttosto marcata alle prestazioni.

Tale marcatura viene data da tutta una serie di affinamenti tecnici che permettono al prodotto in oggetto di ottenere discrete performance anche se paragonato con i colossi del cooling, partendo dal layout a torre possiamo subito analizzare di come il Chrono Guard sia costituito da una superficie dissipante in alluminio che viene alimentata da tre heatpipes U design da sei millimetri di diametro che sfruttano una particolare conformazione delle alette per sfruttare al meglio la dispersione del calore all'interno della struttura lamellare.
Tutta la parte in alluminio può essere infatti suddivisa in blocchi di due alette che prevedono sull'aletta inferiore tutta una serie di avvallamenti che hanno il compito di creare turbolenze all'interno della superficie dissipante facendo letteralmente saltare l'aria al piano superiore grazie a fori praticati sulla seconda aletta in esatta corrispondenza degli avvallamenti inferiori, questo permette una sorta di riciclo dell'aria che viene costantemente mandata di piano in pano prima di essere espulsa dal retro del dissipatore, ottimizzando i flussi in entrata e quindi anche lo scambio termico dell'intero prodotto.

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Piuttosto interessante risulta notare anche la lavorazione della base e della testa del Chrono Guard, se la prima avnta infatti una lavorazione con la tecnologia HDT(heatpipes direct touch) delle heatpipes effettuata in maniera pressoche perfetta con una planarità quasi imbarazzante per altre case, la testa offre una soluzione già vista con Xigmatek  e Alpenfoehn ma che è stata successivamente abbandonata da entrambe a causa degli eccessivi costi di lavorazione a fronte di un incremento prestazionale nullo; si parla praticamente di una piastra da 2mm(in questo caso) di alluminio che viene posta tramite degli appositi perni sopra l'ultima aletta dissipante al fine di coprire la saldobrasatura dei capi delle heatpipes e fornire al dissipatore un aspetto estetico decisamente più sobrio di quanto non possano esserlo dei tubi di rame saldobrasati.

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A differenza di quanto visto sul Vanxie  manca sulla base il dissipatore monoblocco in alluminio per la gestione dei bassi carichi termici mentre risulta curioso notare di come le heatpipes, sprovviste della nichelatura per la preservazione del metallo dall'ossidazione, vengano fornite con ancora il numero seriale della ditta produttrice; scelta forse non molto felice per preservare i propri distributori dalla concorrenza.

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