Recensione Enermax LIQTECH 240

 Vero cuore pulsante di questo sistema, come per tutti i liquidi compatti, risulta essere il monoblocco centrale all'interno del quale vengono integrati tutti gli elementi vitali del LIQTECH 240; esso si propone come una struttura parallelepipeda interamente ricavata dal pieno avente una base in rame elettrolitico e laterali di colorazione nera con agganci meccanici per l'inserimento e relativa ritenzione delle solide staffe per socket intel ed AMD.

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La parte superiore è dedicata ad un top estetico in alluminio sul quale vengono inseriti i loghi aziendali e ricavate delle alette per aiutare lo smaltimento termico del calore derivante dalla pompa; sotto di esso trova infatti alloggiamento il pcb di controllo e di alimentazione del motore mantenuto in sede da quattro viti torx al fine di evitare che le vibrazioni prodotte dalla girante possano muovere la scheda di controllo mandando di conseguenza anche la girante fuori asse con i problemi del caso.

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Da notare sul PCB risulta l'assenza di fusibili di protezione contro cortocircuiti o sovraccarichi, massima attenzione quindi se andremo a ricablare il molex, e la presenza di due led di colorazione blu non disattivabili che vanno ad illuminare la parte centrale del top facendo risaltare il logo centrale.

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*Nota: le fasi seguenti sono state realizzate post test termico

Rimosse le ulteriori quattro viti che ancorano la scheda di controllo al telaio esterno abbiamo pieno accesso alla matrice dissipante e al liquido contenuto all'interno del sistema; quest'ultimo è formato da una soluzione di colorazione verde( già vista altre volte e presente in molteplici soluzioni concorrenti) con il compito di diminuire il più possibile i fenomeni di corrosione interni al sistema, ricordo a tal proposito che abbiamo una base in rame e un radiatore in alluminio che generano di conseguenza correnti galvaniche; dannose sul lungo periodo se non opportunatamente controllate come in questo caso.

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Per ciò che concerne la matrice di scambio termico, abbiamo una configurazione molto simile a quanto visto con la serie Tundra di Silverstone con una base formata da microalette piuttosto alte che vengono alimentate da un jetplate proprietario che tuttavia in questo caso distribuisce il flusso all'interno del coldplate attraverso una serie di canali che consentono di trasformare il flusso da laminare a turbolento aumentando la quantità di liquido a diretto contatto con i core della propria  CPU. A ciò si aggiunge la scelta di Enermax di mantiene la corona di viti a vista sulla base; una scelta puramente estetica che non inficia minimamente ne sulle prestazioni ne sul montaggio del prodotto sull'ihs del processore.

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