Recensione Kingston HyperX 3K SSD 240GB

Kingston per questo nuovo SSD ha speso molto nello studio di design, ricalcando sostanzialmente le linee dell'HyperX "5K", ma variando un pò lo schema dei colori; si è passati infatti dal blu elettrico della cornice, tipico di questa casa, ad un grigio scuro quasi nero, che rende il drive molto più elegante e sobrio. La zona centrale del semiguscio superiore è rimasta praticamente invariata, caratterizzata da un colore grigio con finitura satinata, tranne per il logo "HyperX" nell'angolo superiore sinistro che ora è in leggermente in rilievo con finitura in simil acciato satinato, e per quello del produttore, serigrafato nel vertice opposto.

 

SSD front SSD

 

Sul retro del disco invece troviamo semplicemente una grossa etichetta adesiva con diverse informazioni sul drive, quali Part Number, nazione di fabbricazione e i loghi di alcune certificazioni.

 

SSD rear SSD Lbael

 

Nella foto seguente vediamo nel dettaglio i due connettori SATA, dati e alimentazione, necessari per interfacciare il drive con la scheda madre; si nota inoltre sulla sinistra un terzo connettore a quattro pin, che probabilmente viene impiegato dal produttore per comunicare direttamente con il drive ed eseguire controlli o risolvere possibili problemi.

 

SSD conn

 

Il case del Kingston HyperX 3K è composto da due semigusci, quello superiore plastico e quello inferiore in alluminio pressofuso, tenuti uniti saldamente da quattro viti per assicurarsi che il drive non venga aperto dal cliente; operazione che come sempre invalida la garanzia e che vede oltre al classico sigillo adesivo l'utilizzo di viti Torx non standard ("Security Torx"), che richiedono un apposito cacciavite.

 

warranty label screw

 

Una volta aperto il drive si notano subito due grossi pad termici rosa, uno per lato, che aiutano la dissipazione del calore in eccesso.

 

ssd opened pcb

 

I chip di memoria, sedici in totale, sono disposti su entrambe le faccie del PCB, otto per lato mentre il cuore di questo drive, il controller SandForce SF-2281, è situato sul retro della scheda stessa al centro poco sopra al connettore SATA dati.

Il layout del PCB è molto ordinato e ben realizzato, soprattutto se messo a confronto con SSD concorrenti, e adotta una disposizione pulita e simmetrica di tutti i componenti e dei chip di memoria. Le saldature sono tutte di ottima fattura e non abbiamo notato strani segni di usura.

 

controller NAND

 

Nel dettaglio, nella foto in alto è inquadrato uno dei chip di memoria; questi sono siglati IMFT 29F16B08CCME3, chip di memoria di tipo NAND Flash MLC (Multi Level Cell) a 25nm con capacità pari a 16GB, realizzate dalla IMFT (Intel Micron Flash Technologies); abbiamo già trovato altre volte questi moduli, ad esempio nel drive XPG SX900 di AData oppure nell'OCZ Vertex 4.

Ognuno dei 16 chip è composto in realtà da due die con capienza di 8GB, con accesso sincrono (standard ONFi V2.X), configurazione che permette di raggiungere performance teoriche di primo livello.

In breve, avere un accesso sincrono rispetto ad uno asicrono è come passare da RAM Single Data Rate a RAM di tipo DDR; lo standard ONFi V2.X è in grado di raggiungere 133MB/s (anche 166MB/s con la più recente versione), mentre la release 1.0 è limitata a soli 50MB/s. Se però sulla carta si tratta di più che un raddoppio, per via di tutto il resto dell'architettura dell'SSD i benefici finali sono inferiori.

Stando ai dati tecnici, il lifetime stimato di queste NAND è pari a circa 3000 cicli di scrittura e, a quanto pare, questa è l'unica differenza riscontrata rispetto a quelle utilizzate nel fratello HyperX "5K". Le performance quindi non dovrebbero quindi essere state intaccate, pur avendo optato per questa nuova versione per NAND più economiche e stando a queste considerazioni i due dischi sulla carta dovrebbero comportarsi in maniera simile.

Sul lato posteriore troviamo quindi vero il motore del drive, l'ormai noto controller LSI SandForce SF-2281, che è in grado di mostrare grandi doti velocistiche se affiancato da NAND di qualità.

Questo controller fonda le sue capacità in un sapiente uso del wear-leveling, per cercare di mantenere un basso valore di write amplification e aumentare di conseguenza la vita e le prestazioni del disco; da non dimenticare inoltre l'efficiente algoritmo di compressione dei dati real-time, che è in grado di dare un boost significativo alle performance del disco. In sostanza, ci stiamo qui riferendo alla tanto acclamata tecnologia "DuraWrite", riconosciuta oramai da tutti come il vero punto di forza (ma anche di debolezza) di tutti i drive SandForce driven.

La trasmissione dei dati avviene tramite interfaccia SATA 3.0 (6Gbps), che ricordiamo essere retrocompatibile con la precedente SATA 2.0 (3Gbps).


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