Procediamo all'apertura del Bitfenix Fury Gold 650W, svitando con un cacciavite a stella le quattro viti che tengono uniti i due semigusci; come sempre ricordiamo che una delle viti è coperta da un piccolo sigillo adeviso e che queste operazioni invalidano la garanzia del prodotto.
Questo alimentatore è raffreddato da una ventola da 120mm con tecnologia FDB; è marchiata Protechnic Electric, modello numero MGA12012HF-A25 (i dati di fabbrica indicanto: 12V, 0.45A, 2400RPM, 84.8CFM a 37dBA).
La ventola in questione è la stessa installata anche nell'unità da 750W, ma è anche la medesima impiegata da FSP nei proprio alimentatori della serie CM Aurum Gold, famiglia dalla quale l'alimentatore oggi in prova prende ispirazione (le differenze sono davvero minime). La piattaforma Aurum di FSP è disponibile già da qualche anno ed è abbastanza diffusa, ne è un altro esempio l'unità SuperNOVA NEX750G 750W di casa EVGA. Si contraddistingue per semplicità, costi di produzione contenuti ed un'ottima efficienza, peccando però un po' sul lato tecnico, specialmente nei cross-test per via di un design non proprio all'avanguardia.
A proposito di ventole e raffreddamento è interessante notare come l'alimentatore di casa Bitfenix abbia una temperatura d'esercizio di 0°C - 40°C, mentre secondo gli standard ATX dovrebbe essere 0°C - 50°C; inoltre, nonstante l'alta efficienza dichiarata e l'uso di una ventola "esagerata" per un alimentatore da 650W, l'unità adotta un raffreddamente totalmente attivo, e non semi-passivo come visto in altri alimentatori.
Ed ecco come si presenta all'interno. Si fa subito notare per l'ottima cura e disposizione di tutti i componenti, ma soprattutto per il basso affollamento del PCB, che presenta soprattutto nella parte centra molti spazi liberi. E il motivo non è di certo la mancanza di componenti, ma piuttosto le dimensioni molto contenute dei dissipatori impiegati: abbiamo un piccolissimo dissipatore in alluminio per il ponte rettificatore, un secondo corpo alettato per i transistor dell'APFC e per quelli di switching, sempre in alluminio questa volta color nero, ed infine un terzo dissipatore dedicato ai due mosfet del secondario. Probabilmente è da questa caratteristica che deriva l'uso di una tale ventola e anche il raffreddamento non semi-passivo che avrebbe garantito una maggiore silenziosità a bassi carichi.
Prima di entrare nel dettaglio, nella prossima foto abbiamo evidenziate le diverse sezioni dell'alimentatore.
Il percorso seguito dalla corrente è il seguente:
- Filtro EMI
- Rettificatore
- APFC
- Switcher primari
- Trasformatore
- Rettificatori secondari
- DC-DC
- Controller integrati PWM+DC-DC
Il filtro EMI ha inizio sul retro della presa AC, con due condensatori Y posti tra le due fasi e la massa e il cavo avvolto attorno ad un nucleo di ferrite; sul PCB stesso troviamo poi due condensatori X in parallelo, due ulteriori Y, e tre induttanze, due di modo comune e una differenziale. Completa il filtro un fusibile (nella foto sulla destra avvolto dal termorestringente nero). Manca però il MOV, che dovrebbe proteggere da sovra tensioni instantanee in ingresso dalla rete elettrica; in ogni caso Bitfenix, riportando le parole usate da FSP stessa, assicura che l'integrato MIA (Multiple Intelligence Ability) installato garantisce la massima protezione; certo è che un MOV, unito a questo integrato, avrebbe offerto maggiore protezione per pochi centesimi in più.
Sul retro della scheda è stato saldato un secondo integrato che, stando alla sigla stampata, provvede a bloccare la corrente sulla resistenza di scarico del condensatore X quando si connette la presa AC e scarica lo stesso condensatore quando si disconnette la presa di corrente. Il tutto per massimizzare l'efficienza energetica dell'alimentatore.
In totale questo filtro contiene il doppio dei condensatori X ed Y raccomandati, e per una unità di questo livello è un plus degno di nota.
Il singolo ponte raddrizzatore è installato su un piccolo dissipatore ed è avvolto da del nastro giallo. Subito dietro questo trova spazio il termistore NTC, che offre protezione contro le sovracorrenti (durante il boot ad esempio), affianco al quale è posizionato il diodo che lo esclude una volta che l'alimentatore è a regime (in questo modo si è protetti anche per boot a caldo della PSU).
Non si può non notare a questo punto la grande induttanza dell'APFC, con il relativo condensatore X, e il dissipatore primario sul quale sono installati i due mosfet e il diodo dell'APFC stessi, oltre a i due transistor di switching; infine, proprio dietro al diodo, è posto il mosfet per la generazione della linea +5VSB, che è in grado di erogare fino a 3.3A (contro i 3.5A dichiarati dalla casa stessa).
Resta il singolo condensatore di smoothing, un giapponese Matsushita/Panasonic da 330μF, 420V e temperatura massima pari a 105°C. E' possibile che nelle altre versioni siano attualmente usati altri tipi di condensatore.
Nel dettaglio delle prossime figure sono evidenziati i due transistor di switching, i primi da destra nella seguente foto, e sul retro del dissipatore il regolatore della tensione di standby (seconda foto); a pilotare l'APFC è impiegato un controller proprietari osiglato FSP 6600 (terza foto).
Di seguito è inquadrato il trasformatore primario che abbassa la tensione in ingresso ai 12V necessari e, al suo fianco, il più piccolo trasformatore per la tensione di feedback, che disaccoppia il primario dal secondario.
Nel secondario, la linea +12V da 50A è generata da due mosfet installati su un dissipatore a loro dedicato, sul quale è stato posizionato il sensore di temperatura; questi sono capaci di erogare fino a 190A continui a 100°C e ben 1100A instantanei.
Le tensioni minori, +5V e +3.3V sono generate a partire dalla +12V da convertitori DC-DC marcati Infineon saldati sul retro del PCB; questi sono gestiti da un secondo integrato posto a fianco del primo e siglato FSP 6601; anche in questo caso non abbiamo trovato alcuna specifica tecnica.
Lo stadio di filtraggio finale prevede l'impiego di svariati condensatori marchiati Nippon Chemi-Con, serie KZE e KY, con una temperatura d'esercizio pari a 105°C.
Un dettaglio dei cavi saldati sulla scheda: avremmo preferito vedere un po' di termorestringente in più per isolare bene il tutto.
A controllo di tutta l'unita è posto, su di una piccola daughter board, l'integrato Weltrend WT7579, che fornisce OVP, UVP, OCP, SCP, e OPP; purtroppo non abbiamo trovato ulteriori informazioni a riguardo.
Sul retro del Bitfenix Fury Gold 650W è posta una seconda grande daughter board, sulla quale trovano posto tutte le connessioni modulari. Questa è collegata al secondario per mezzo di numerosi cavi, e trova qui posto un singolo condensatore elettrolitico Chemi Con per aiutare a sopprimere il ripple. Facciamo notare come nell'"originale" FSP Aurum Gold da 750W siano stati in realtà impiegati ben due grossi condensatori sul retro di questo pannellino, configurazione che garantisce si migliore pulizia delle tensioni in uscita, ma che diminuisce l'efficienza rispetto al singolo condensatore.
Questo è infine il retro della scheda; la qualità delle saldature è generalmente buona, sono tutte tonde, lisce e belle luccenti, con solo un paio di zone un po' approssimative nell'intorno del secondario. Sempre in quest'ultima zona si notano tre shunt a collegare i vari cavi del +12V.
I pochi componenti impiegati, come già notato appena aperta l'unità, hanno sicuramente aiutato nella loro disposizione e nell'ottimo risultato finale all'interno dell'alimentatore.