Prosegue in casa Bitfenix l'era dei case con paratie laterali in vetro. Il "fratello" del Bitfenix Aurora si chiama Shogun, un nome decisamente altisonante per un case Super Mid Tower di fascia alta che vuole spingere le frontiere in questo settore ancora un passo in la, grazie all'uso di materiali pregiati come l'alluminio anodizzato, alle sue capacità tecniche e anche allo stile fuori dal comune.
La taiwanese Bitfenix, nonostante la sua nazionalità, si è spesso ispirata per i suoi case alla cultura giapponese; ricordiamo ad esempio lo Shinobi, termine che significa letteralmente ninja in generale, ma che crediamo si riferisca più precisamente alla figura del mercenario; oppure il Ronin, nome che riporta ai samurai giapponesi. Dopo qualche tempo, ritorna su questa strada portando al pubblico la sua ultima creazione, lo Shogun, che vuole rievocare i valorosi comandanti dell'esercito giapponese. Il diretto richiamo a questa figura è tutto nell'imponenza di questo case, un cosiddetto Super Mid Tower, che non è grande ed eccessivo quanto un Full Tower, ma offre simili prestazioni in fatto di volumi interni, compatibilità con l'hardware e capacità di raffreddamento.
Nonostante le dimensioni esterne pari a "soli" 250x565x525mm (LxAxP), nello Shogun c'è spazio anche per schede madri E-ATX, sistemi multi-GPU, numerosi hard drive, e anche impianti di raffreddamento a liquido complessi. In sostanza, è un case adatto anche alle configurazione più estreme (ma anche a quelle più contenute), pensato in particolar modo per chi ha l'esigenza di variare con frequenza la disposizione interna dei componenti, e per chi vuole trafficare e sperimentare, vista la modularità che è in grado di offrire all'utente sotto diversi aspetti.
Sulla carta siamo nella fascia alta del mercato dei case; qui la plastica è stata in larga sostituita dall'alluminio anodizzato, e il plexiglas da due splendide paratie realizzate interamente in vetro temprato, che sono il carattere distintivo principale di questo case; il telaio, infine, è in acciaio SPCC. Ma non è tutto qui, all'interno numerosi sono gli accessori in dotazioni e i piccoli dettagli che lo impreziosiscono.
Saranno in grado tutte queste peculiarità di integrarsi tra di loro ed essere, nell'insieme, un vero case di fascia alta? Con questo articolo analizzeremo il Bitfenix Shogun in tutti i suoi minimi dettagli per scoprirlo. Cominciamo la nostra analisi come di consuetudine dalle caratteristiche tecniche, riportate cosi come mostrate sul sito ufficiale del prodotto.
Materiali | Alluminio (esterni), acciaio SPCC (telaio), vetro (paratie), ABS (maschere) |
Colori |
Nero |
Dimensioni (LxAxP) | 250 x 565 x 525 (mm) |
Schede madri | E-ATX, ATX, M-ATX, Mini-ITX |
Peso | 14.15kg netto, 16.34kg lordo |
Drive 3.5" | (6 (Cestello) +1 (Piastra inferiore))x, Tool-Free, Rimovibili |
Drive 2.5” |
(6 (Cestello)+4+2 (SSD Chroma))x, Rimovibili |
Ventola superiore |
2x 140mm o 3x 120mm - 1x triventola 360mm o 1x biventola 280mm |
Ventola posteriore |
1x 140mm o 1x 120mm (inclusa) - 1x monoventola da 120/140mm |
Ventole frontali | 3x 140mm o 2x 120mm (incluse) - 1x biventola da 240/280mm |
Slot PCI |
7 |
Pannello I/O | 2x USB 3.0 2x USB 2.0 1x HD Audio microfono 1x HD Audio cuffie |
Alimentatore | PS/2, montato sul fondo del case, lunghezza massima 250mm |
Lunghezza VGA massima | 410mm |
Altezza dissipatore massima | 175mm |
Caratteristiche |
|
Sul fronte confezione, nessuna novità per questo Bitfenix Shogun; la grafica è molto pulita e leggera, con le stampe in nero su fondo grezzo, e due bande scure in alto e in basso. Il termine Shogun letteralmente vuol dire "comandante dell'esercito", e più precisamente era il titolo ereditario conferito ai dittatori militari giapponesi; ed è per questo che sul lato principale troviamo, stilizzata, la sagoma del tipico copricapo di questi personaggi, stampata appena sopra la scritta "Shogun". Passando al lato opposto, si ha l'opportunità di studiare qualche dettaglio del case: in alto quattro miniature riportano alcune tra le caratteristiche tecniche, alle quali si aggiunge, in basso sulla sinistra, un disegno del case stilizzato raffigurato dal lato, con l'indicazione di altri dettagli del prodotto.
Sui due lati minori, infine, sono riportate tutte le specifiche tecniche nella solita tabella, oltre ai vari codici identificativi del prodotto, ed un secondo disegno del case, questa volta inquadrato dallo spigolo frontale sinistro.
Una grafica nel complesso semplice, come ci si può aspettare da Bitfenix, piacevole, che si fa ricordare in particolar modo per il chiaro richiamo agli Shogun giapponesi.
Una volta tagliato il nastro adesivo, ribaltiamo sul lato la scatola e sfiliamo con cura il case. Stranamente si è rivelata un'impresa non da poco, il case non ne voleva proprio sapere di muoversi, come se si fosse creato un "effetto sottovuoto" che controbilanciava la nostra forza.
Il case è, come sempre, ben protetto sopra e sotto da due grosse sagome in polistirolo bianco, da una busta in plastica spessa trasparente, e da due pellicole adesive sulle due pareti laterali. Segnaliamo la presenza di inserti in polietilene espanso anche nelle due zone cave del case, tetto e fondo, cosi da evitare possibili deformazioni delle stesse.
Inserito all'interno di una nicchia in uno dei due gusci in polistirolo, il primo accessorio in dotazione è l'E-ATX Shield, un termine tecnico per indicare una estensione del piatto della scheda madre, da montare all'occorrenza, che permetterà l'uso di schede madri più grandi del classico formato ATX. La sua funzione è quella di "completare" il fondo del case e allo stesso predisporre tre utilissimi fori per il passaggio dei cavi.
Il bundle a corredo del Bitfenix Shogun è racchiuso in una piccola scatola di cartone delle dimensioni di un disco da 3.5"; la troverete nell'ultimo cestello degli hard disk. All'interno troverete:
- 6 fascette stringi-cavo in plastica nere;
- 3 distanziali neri per la scheda madre;
- 50 viti M3x5mm per scheda madre (classiche) e dischi da 2.5"/3.5" (con distanziale incorporato);
- 2 viti con pomello zigrinato misura #6-32UNC per i cestelli degli hard disk;
- 6 viti con pomello zigrinato misura #6-32UNC per i "VGA Holder";
- 6 viti #6-32UNC per l'alimentatore;
- 8 viti M3x3mm di ricambio per le plastiche;
- 1 manuale d'installazione e d'uso.
Un bundle decisamente ricco dal punto di vista della viteria, di certo non ve ne mancheranno, ma anzi avrete le scorte di sicurezza; anche il manuale ci è parso ben fatto, nel classico stile di casa Bitfenix, con molte immagini, semplici e chiare, di abbastanza facile lettura (sinceramente abbiamo avuto qualche dubbio con la sezione dedicata all'installazione dei dischi) e completo di tutto quello che c'è da sapere su questo case in fase di installazione.
In sostanza, ci è sicuramente sembrato una presentazione degna del livello di questo Bitfenix Shogun: la grafica della scatola, seppur non sia così speciale, è minimale ed efficace; cosi come lo è il confezionamento del case, con le varie protezioni adottate, ed il bundle, completo di tutto il necessario per l'installazione del vostro hardware.
Rimosso il case da tutte le protezioni, lo possiamo finalmente ammirare nella sua interezza. Siamo di fronte ad un case dalla forma tutto sommato semplice e lineare, che non è nel complesso totalmente innovativa, ma che lo diventa in realtà osservando per bene i vari dettagli della sua linea. Quello che spicca per certo fin da subito è la qualità di questo case, in particolar modo dei materiali impiegati: alluminio satinato nero a profusione, di un bello spessore, e poca plastica, della quale sono fatti la maschera frontale, e la cornice posteriore. A concludere il vetro, fumé scuro, impiegato per le due grosse paratie laterali, di pari qualità rispetto a quelle viste nell'Aurora sempre di casa Bitfenix.
Il frontale è costituito da una sagoma, in plastica nera appunto, rettangolare, curva sui lati, segnata dal logo della casa produttrice, ricavato un blocco di alluminio e fissato nella sua parte bassa. E' anche presente, nella metà superiore, la classica copertura che si usa solitamente per chiudere gli slot da 5.25"; ci chiediamo solamente a cosa serva, visto che lo Shogun non è predisposto per questo genere di drive.
Passando al lato opposto, il retro, osserviamo la disposizione dei componenti principali, che segue il dettame ATX più recente; il vano dell'alimentatore è sul fondo e, salendo, troviamo lo spazio per sette periferiche PCI/PCI-E, e infine quello per le connessioni di I/O della scheda madre; restano poi la classica griglia con fori a nido d'ape per ospitare una ventola da 120/140mm e una seconda mesh, ricavata a fianco dei bracket PCI, che di certo aiuterà lo smaltimento dell'aria calda.
Ma il vero punto forte di questo Shogun sono le due stupende paratie laterali, realizzate interamente in vetro temprato; quella di sinistra è fumè scuro, quella di destra totalmente nera. Il loro taglio, a forma trapezoidale, le rende differenti e distinguibili in questa fascia di mercato che è sempre più invasa dal vetro; e rende anche lo stesso case, in un certo senso, diverso, scompigliando un po' le linee sue linee precise. Entrambe le paratie sono fissate in posizione da quattro grosse viti con testa piatta zigrinata nere.
Anche la parte superiore del case merita particolare attenzione, non tanto per il suo look, quanto per l'innovativa soluzione tecnica adottata per il passaggio dell'aria. Cosi come succede ormai sovente per il frontale, Bitfenix ha voluto nascondere alla vista anche la griglia sul tetto del case, e lo ha fatto con una semplice idea, ossia l'aggiunta in questa zona di una cover in alluminio a forma di "C", che crea una sorta di tunnel attraverso il quale l'aria può entrare/uscire senza il minimo problema, ottenendo allo stesso il risultato visivo desiderato.
Ritroviamo la stessa costruzione anche per il fondo, a formare la base sulla quale poggia tutto il case; anche qui l'aria può entrare/uscire senza alcun problema da questo accesso. Come piedini, infine, troviamo quattro semplici strisce rettangolari di gomma di pochi millimetri di spessore, che semplicemente stabilizzano e smorzano le vibrazioni.
Quello che più lascia il segno al primo incontro con il Bitfenix Shogun è la sua imponenza, ed anche la qualità dei materiali, che si nota alla sola vista; d'altronde, con un peso a secco di ben 14Kg, non poteva essere certamente diverso. Il colore nero, un grande classico, si abbina a linee globali semplici, rotonde, spezzate dalle due grosse finestre laterali in vetro a forma di trapezio, che fanno un po' da contrasto. Si vede e si sente che siamo di fronte all'ultimo gioiello di casa Bitfenix.
Dopo la prima panoramica, andiamo più nel dettaglio.
Come già visto, il frontale del case è totalmente nero con l'unico inserto, nella metà inferiore, del logo di casa Bitfenix, ormai un simbolo distintivo dei case della casa di Taiwan. Nella parta alta, sul tetto, è installato il pannello do I/O frontale, che offre: due porte USB 2.0, due USB 3.0, due jack HD AUDIO per cuffie e microfono, i pulsanti di accensione e reset, ed infine un terzo piccolo pulsante per la gestione del sistema di illuminazione integrato in questo case.
Il retro del case può ospitare una ventola da 120/140mm, posizionata nella parte alta, a fianco dello shield di I/O della scheda madre; sul fronte schede di espansione si hanno a disposizione fino a sette slot; i bracket PCI presentano una piccola griglia con fori a nido d'ape per aumentare il passaggio dell'aria. Sul fondo del case è predisposto lo spazio per l'alimentatore, che può essere installato sia dritto che al rovescio; in questa zona è presente un comodo filtro antipolvere costituito da un piccolo telaio in plastica rigida ed un elemento filtrante in fibra molto fitto; questo è comodamente rimovibile senza troppi disagi, e si incastra saldamente nella sua posizione grazie alle due clip presenti a lato della maniglia.
Sul fianco, come già anticipato, i due vetri sono tenuti in posizione da grosse viti con testa a pomello piatto zigrinato, quattro per ciascun lato. Nulla è stato lasciato al caso anche in questo dettaglio: al fine di non rigare, o peggio ancora, spaccare il vetro, tra la vite ed il vetro è stata inserita una sorta di rondella in gomma, adesiva, ed anche i perni filettati sui quali il vetro appoggia sono ricoperti da una guaina protettiva.
L'ultimo importante dettaglio che vogliamo evidenziare è l'aerazione frontale; nessuna griglia a vista nella plastica frontale, come ormai consuetudine, ma solo due mesh metalliche verticali lungo i bordi dei due vetri, dalle quale le ventole frontali possono aspirare l'aria fresca. Un piccolo dettaglio a nostro avviso ben incastonato nel design di questo case.
Come ci aspettavamo da un case di tale livello, tutti i dettagli degli esterni di questo Bitfenix Shogun sono stati curati al massimo. Il risultato è appagante sia alla vista che sotto il profilo tecnico; se proprio volessimo dirla tutta, in un case che vuole spingersi in la rispetto alla concorrenza, non avrebbero fatto male 4 porte USB 3.0, o addirittura porte USB Type-C, che si stanno diffondendo sempre più, e sono anche più comode per l'utente.
Smontiamo il case. Con un cacciavite cominciamo rimuovendo la cornice in plastica fissata al retro del case, e passiamo poi ai due vetri, operazioni molto semplici, ma che richiedono particolare attenzione, soprattutto per il secondo step. Per finire si tolgono dal telaio l'appendice in alluminio sul tetto, il pannello di I/O frontale che è qui fissato, ed il frontale, montato ad incastro. In meno di cinque minuti avrete il vostro telaio in bella mostra.
Il lavoro però non è finito, ora ci tocca svuotare l'interno da tutti gli accessori installati. E non sono proprio pochi: partiamo dai due alloggiamenti per i drive da 2.5", posti al centro sul retro della scheda madre, per poi passare ai tre cestelli per gli hard disk, uno fissato sul fondo del case, sotto al quale è presente una piastra che funge da alloggiamento per un singolo disco da 3.5", e due nella parte alta, e concludere con i tre "GPU Holder", che altro non sono che tre supporti disegnati per sostenere le schede video più pesanti ed evitare che si pieghino. Tutte queste parti sono fissate al telaio per mezzo di numerose viti con pomello zigrinato; ne rimuoverete una quindicina circa. Nonostante il tipo di vite, che è studiata per essere usata anche con le sole mani, sarete purtroppo costretti ad usare un cacciavite, data la loro posizione poco accessibile. Armatevi di un bel cacciavite sottile e lungo, e anche di un po' di pazienza.
Ma ecco, dopo tanto lavoro, il bel telaio del Bitfenix Shogun a nudo. Ora che nulla ingombra all'interno, si possono apprezzare la struttura nel suo insieme, i vari dettagli, e soprattutto lo spazio totale che si ha a disposizione per l'hardware. Un volume più che sufficiente per contenere schede madri di ogni tipo, dalla più piccola mini-ITX alla più grande E-ATX, quest'ultimo da utilizzare in congiunzione con la piastra extra in dotazione, che abbiamo trovato appena aperta la confezione.
In generale, anche per il telaio, la qualità è davvero elevata: materiali (acciaio SPCC 0.7mm) in linea con le aspettative ed un montaggio a regola d'arte per un telaio estremamente solido, che da un buon feedback all'utente; diciamo che la qualità si "sente" proprio al tatto. Non abbiamo notato il benché minimo gioco tra le varie parti che compongono la struttura del Bitfenix Shogun, o il più piccolo difetto; anche la verniciatura è applicata con molta cura, per un risultato visivo eccellente. Peccato che poi Bitfenix si sia persa in un bicchiere d'acqua: l'estensione E-ATX presenta una bellissima finitura nero lucida, mentre il telaio, come si vede, è totalmente opaco: lasciamo a voi immaginare l'impatto visivo.
Il case, come già indicato, rientra nella classe dei Super Mid Tower, una sorta di via di mezzo tra un Mid e un Full Tower; può ospitare schede madri sino al fattore di forma E- ATX, un alimentatore ATX di lunghezza massima di 250mm, schede video di lunghezza massima pari a 410mm e dissipatori per CPU di altezza massima pari a 175mm. Niente male, quindi, sul fronte compatibilità hardware.
Non manca anche in questo case il supporto a doppia L per le tre ventole sul tetto del case, un dettaglio che fa guadagnare non poco spazio all'interno, e permette, ad esempio, l'installazione di un radiatore in push o in pull senza impattare con la scheda madre.
Vi lasciamo con una panoramica del telaio del Bitfenix Shogun.
Sulla qualità globale dell'interno dello Shogun non avevamo molti dubbi sin dall'inizio, e questa analisi approfondita non ha smentito la nostra idea; già solo alla vista, ed anche poi al tatto, si può percepire il livello, dai materiali impiegati, alla cura di tutti i dettagli. Il Super Mid Tower è abbastanza voluminoso da contenere ogni tipo di configurazione, comprensiva di raffreddamento a liquido custom, senza essere però troppo ingombrante sotto la vostra scrivania. L'unico neo è quella piastra per le schede madri E-ATX, che proprio contrasta con il resto del telaio.
L'alloggiamento per l'alimentatore è posto sul fondo del case; ai quattro angoli sono installati altrettanti piedini rettangolari in gomma che stabilizzano e disaccoppiano la PSU. Come guida per il montaggio dell'alimentatore è presente una piccola aletta ricavata direttamente dal piatto della scheda madre, un piccolo aiutino per essere più comodi e veloci.
Appena sopra questo spazio, notiamo i sette bracket PCI, al fianco dei quali è stata ricavati una mesh rettangolare con fori a nido d'ape; in ultimo, in alto, nella sua classica posizione, trova posto la sede della ventola posteriore; la doppia serie di fori asolati permette di scegliere tra le due misure 120mm o 140mm, e di regolarne finemente l'altezza.
Sul piatto della scheda madre è stato ricavato un foro di generose dimensioni in corrispondenza della zona CPU; con l'hardware in nostra dotazione il backplate è risultato perfettamente accessibile dal retro del case, ed è quindi possibile lavorare sul dissipatore della CPU senza dover prima estrarre completamente la scheda madre. Tre sono i fori passacavi principali, posti in verticale proprio a lato della scheda madre, e dotati di guarnizione in gomma nera; in aggiunta a questi, ne troviamo altri due in alto e uno sul fondo, per le connessioni da e verso il pannello dio I/O frontale. Sparsi per tutto il case, per fissare con facilità tutti i cavi di passaggio, campeggiano i classici ganci da utilizzare in congiunzione con le fascette in velcro ed in plastica in dotazione.
Guardando il case dall'altro lato, il retro, misuriamo ben 30/32mm di profondità tra il piatto della scheda madre e la paratia laterale; uno spazio più che generoso per far passare, fissare, arrotolare e giocare come più vi piace con tutti i cavi di cui avrete la necessità.
Sul fronte ventilazione, abbiamo già visto la possibilità di installare una ventola da 120/140mm al posteriore, ben tre da 120mm oppure due da 140mm sul tetto, e, al contrario, tre da 140mm oppure due da 120mm all'anteriore; l'accesso a queste ultime ventole avviene dal frontale, rimuovendo la maschera qui presente. Manca però, ed è un assenza che ha il suo peso, un filtro antipolvere rimovibile per questa serie di ventole; di certo la mesh da cui l'aria viene aspirata filtra dalla sporcizia più grossolana, ma cosa succede quando se ne sarà accumulata troppa?
Se da un lato abbiamo appena evidenziato una pecca, facciamo notare dall'altro un piccolo dettaglio che fa un po' la differenza: lungo i quattro bordi laterali del case, nella fascia di contatto vetro-acciaio, è stata intelligentemente incollata una sottile striscia di materiale morbido, qualcosa simile al neoprene (se non neoprene stesso), che da un lato preserva il vetro, e dall'altro "sigilla" il case, migliorando cosi significativamente l'insonorizzazione del case ed evitando che possa entrare lo sporco. Una sottigliezza che parla da sé e che per questo abbiamo apprezzato.
Anche questo Shogun, cosi come il precedente Bitfenix Aurora, è dotato di un sistema di illuminazione Aura-compliant; troviamo questa volta ben due slot SSD Chroma, installati uno a fianco dell'altro su un piastra in acciaio rimovibile, che saranno, una volta completata la build, perfettamente in bella mostra subito dietro al vetro.
Per chi non sapesse di cosa si tratta, in poche parole stiamo parlando di un sistema di illuminazione a LED compatibile con le schede madri Asus dotate di tecnologia Aura; collegando i due slot appena citati all'apposito connettore, si potranno creare piacevoli giochi di luce e colore per mettere in risalto i due drive, gestibili direttamente da un software dedicato. Come visto anche nel case Aurora, anche nello Shogun il sistema è sapientemente predisposto e pronto all'uso (con qualche restrizione sui colori disponibili) anche a chi non utilizza una scheda madre Aura, grazie ad una piccola schedina di gestione dei LED installata sul retro del case, controllata dal pulsante che abbiamo visto nel pannello di I/O frontale.
Per chi avesse altre curiosità riguardo questa tecnologia, l'argomento è stato ampiamente trattato nella recensione del Bitfenix Aurora, disponibile a questo link (fare riferimento in particolare alla pagina 7).
Continuando sul discorso archiviazione, per il Bitfenix Shogun non c'è che l'imbarazzo della scelta. Nei tre cestelli si possono installare sino a sei drive, o da 3.5" oppure da 2.5"; per i primi il meccanismo a slitta è totalmente tool-free, ad incastro, mentre sarà necessario avvitare i secondi alle slitte con un cacciavite. In aggiunta a questi, per gli SSD sono stati ricavati ben altri quattro slot, sparsi due sul retro della scheda madre, uno a fianco dell'alimentatore, e il quarto sopra il cestello installato sul fondo. Se per qualche ragione aveste bisogno di rimuovere tutti i cestelli, Bitfenix ha predisposto, sempre sul fondo, proprio sotto all'ultimo cestello, una piastra che può ospitare comodamente un singolo disco da 3.5". Quindi, non solo sarà possibile installare tanti drive, ma anche scegliere la configurazione e disposizione che più si preferisce, contando anche sul fatto che i cestelli sono totalmente rimovibile e si possono installare a diverse altezze.
Ed ecco una chicca mai vista prima personalmente: i "VGA holder", studiati per evitare il bending delle più pesanti schede video. Questo case ne offre tre, realizzati in ABS nero, opportunamente sagomato e completato con una piccola striscia di materiale morbido sopra la quale si appoggerà la scheda grafica da sostenere. Se dobbiamo dirla tutta, seppure siano ben rifiniti, sul puro piano estetico non ci sono piaciuti moltissimo, ci sono sembrati molto ingombrati e non passano proprio inosservati; sul fronte funzionale, invece, svolgono egregiamente il loro lavoro, ma senza estensione per schede madri E-ATX installata, e solo con le schede più lunghe: e chi ha una scheda video più compatta?
Per riassumere, il Bitfenix Shogun è tanto bello quanto ricco. All'interno i dettagli sono numerosi, cosi come gli accessori in dotazione, e dobbiamo dire che non manca proprio niente. Simile discorso anche sul fronte ventilazione, sempre fondamentale, e non si è di certo risparmiato nemmeno sul fronte archiviazione. Forse qualche particolare ci è sembrato un po' "grezzo", o per meglio dire, grossolano, ma adesso stiamo proprio facendo le pulci a questo case.
Il sistema di illuminazione certificato Aura di cui questo Bitfenix Shogun è composto da una piccola unità centrale posta sul retro della scheda madre, in alto; a questo piccolo PCB va collegata l'alimentazione tramite un molex a 4 pin (scelto a favore del SATA per la maggiore corrente a disposizione), il pulsante di controllo e i vari componenti pilotati, in questo caso le strisce a LED dei due SSD Chroma. Il sistema è modulare, ossia si possono collegare in serie anche altri device compatibili; nella nostra configurazione abbiamo deciso di aggiungere una striscia a LED Alchemy 2.0.
I due alloggi SSD Chroma sono illuminati da una striscia di tre LED RGB ciascuno, posta lungo il loro lato inferiore; la luce è poi diffusa da una sagoma di plastica semi-opaca opportunamente disegnata per coprire i bordi inferiore e laterale destro.
Sul tetto del case, come visto sin dal primo sguardo, è installato un pannello di I/O; questo offre due porte USB 2.0, due USB 3.0, jack per cuffie e microfono, pulsanti di accensione (con LED integrato), reset e di controllo dei LED, che permette di variare il colore della luce, più un secondo LED per lo stato degli hard disk. Il pannello è montato su telaietto in plastica, che viene centrato al suo posto grazie a due piccoli perni laterali e si fissa in posizione con due viti con testa a croce.
I tre pulsanti ed il LED degli hard disk sono posizionati ed incollati direttamente sul telaietto, mentre le diverse porte presenti sono montate su due piccole schede stampate rettangolari, di colore nero, che sono a loro volta avvitate alla plastica. Come accade nel 99% dei case, le due porte USB 3.0 altro non sono altro che delle prolunghe, per le quali il PCB funge solo da supporto, mentre i due jack da 3.5" e le porte USB 2.0 sono saldati sulla scheda, e sono collegati a due connettori da otto pin ciascuno. Da qui partono poi i vari cavi verso la scheda madre. Un PCB molto semplice, ma comunque ben realizzato da Bitfenix, con saldature belle tonde e lucide e connettori ben ancorati nella loro posizione.
Chiudiamo il discorso elettronica, per passare a quello ventilazione forzata. In configurazione di default il case è predisposto con ben tre ventole da 120mm, una installata sul retro del case in espulsione, le restanti due sul frontale in immissione. Queste ventole sono nello specifico le BitFenix Spectre 120, siglate BFF-SCF-12025KK-RP, in grado di offrire circa 43.5CFM di portata e una pressione pari a 0.62 mm-H2O, per una rumorosità contenuta entro i 18dBA; una buona scelta per l'aerazione del case, volta sicuramente a limitare il rumore prodotto.
Passando al retro, è possibile installare una ventola da 120mm oppure da 140mm; in alternativa si può posizionare senza alcun problema un radiatore di pari misura. Passando al frontale, c'è spazio per due ventole da 120mm oppure tre da 140mm; sinceramente non abbiamo capito perché le ventole da 120mm siano state limitate a "sole" due. Al loro posto, qui c'è spazio per un radiatore di misura consigliata pari a 240mm o 280mm, quindi un biventola; Bitfenix non parla di triventola, ma a nostro avviso lo spazio sulla carta c'è, forse però previa qualche piccola semplice modifica e la perdita di tutti i cestelli. In ultimo, sul tetto, gli spazi sono tre per le ventole da 120mm e due per quelle da 140mm; in questa zona è certificata dalla casa stessa la predisposizione per un radiatore triventola, aggiungiamo noi sia slim che non (max 45mm).
Nel complesso non si può che essere soddisfatti delle doti tecniche del Bitfenix Shogun; le opportunità e le potenzialità in fatto di raffreddamento attivo sono alte, e già la configurazione di default a tre ventole è secondo noi più che buona per coprire le esigenze della maggioranza delle persone. Ma se non foste ancora soddisfatti, in un attimo è possibile potenziare ulteriormente il sistema, o, ancora più in la, passare ad un raffreddamento a liquido custom, che qui trova posto senza problemi.
E' giunto il momento della prima delle due prove sul campo, l'integrazione di un sistema completo in questo Bitfenix Shogun; per il test ci siamo avvalsi della seguente configurazione:
- Scheda madre AsRock Z68 Extreme4 Gen3;
- Processore Intel Core i7 2600K;
- Dissipatore ad aria Raijintek Themis EVO;
- Scheda video Zotac GeForce GTX275 AMP Ed.
- Ram Avexir Core 2x4GB;
- Hard disk SSD da 120GB 2.5";
- Hard disk meccanico da 500GB 2.5";
- Alimentatore Bitfenix Fury Gold 650W;
Partiamo come sempre, in ordine, dalla scheda madre, dalla PSU e dalla VGA; nonostante tutti gli accessori installati, lo spazio di manovra è ampio a sufficienza per svolgere questo lavoro nella totale comodità. Si parte ovviamente dalla rimozione del supporto per i due drive SSD Chroma, che impedisce l'accesso all'interno del case; si fissa poi la scheda madre nella sua posizione e si continua con l'alimentatore, lasciando per ora tutti i cavi ben raccolti nella zona tra esso stesso ed il cestello. Per concludere si installa la scheda video, alla quale, anche se non strettamente necessario in questo caso, abbiamo associato uno dei tre supporti, giusto per mettere alla prova anche loro. Come volevasi dimostrare, già anche con la nostra VGA, che non è poi cosi corta, il supporto offerto è proprio il mimino necessario.
Ecco giunto il momento dei dischi; vista la necessità di soli due slot, abbiamo rimosso i due cestelli superiori, mantenendo solo l'ultimo in basso. Ma prima abbiamo voluto provare i vari possibili alloggiamenti cosi da mostrarveli all'atto pratico.
Il sistema di gabbie e slitte è totalmente tool-free per i drive da 3.5", grazie ai quattro piccoli perni laterali sulla slitta stessa che si incastrano nei rispettivi fori filettati del disco; discorso diverso per gli SSD, che (purtroppo) necessitano ancora di viti e cacciavite. Similmente, anche per quanto riguarda gli alloggiamenti fuori dai cestelli, si procede per prima cosa con l'installazione del disco sul supporto in acciaio, sempre con le classiche quattro viti, e lo si può successivamente posizionare nello slot scelto, questa volta senza l'ausilio di alcun attrezzo. Il vantaggio dell'uso di questi supporti è la possibilità di cambiare rapidamente la loro posizione qualora ne avessimo la necessità.
L'accesso ai due vani SSD Chroma, sebbene sia definito Quick, in realtà è un poco più complesso del previsto; il disco si infila prima nel suo alloggiamento, ma va poi fissato dal retro con le solite viti; va da sé quindi che sarà necessario, ogni volta, smontare tutto il supporto, scollegare i vari fili, montare il disco, e poi procedere al contrario per riposizionare il tutto nel case. Forse qui Bitfenix avrebbe potuto pensare ad un sistema davvero "Quick".
A questo punto non resta che, a proposito di SSD Chroma, reinstallare il telaietto nel case con le tre viti a pomello, e procedere quindi con il cablaggio del sistema. Tra l'uso di un alimentatore modulare, e gli enormi spazi a disposizione sul retro del case e anche sul fondo dello stesso, il lavoro non è mai stato cosi semplice. I cavi in giro non sono proprio pochi, ma in breve tempo, e senza doversi ingegnare più di tanto, si riesce ad ottenere una disposizione di tutte le connessioni molto buona, creando dal lato hardware un risultato molto pulito e sgombro, e dall'altro lato, dietro la scheda madre, un perfetto ordine, con tutti i cavi raccolti a dovere e fissati in posizione con le fascette in velcro in dotazione. Lo spazio in profondità non manca di certo, e non si avranno quindi problemi di sorta a riposizionare ed avvitare la paratia in vetro.
Per completare a dovere la build, e accentuare il discorso illuminazione interna, abbiamo aggiunto una striscia a LED Bitfenix Alchemy 2.0, collegata in serie all'SSD Chroma; inoltre abbiamo sostituito le tre ventole in dotazione con altrettante Bitfenix Spectre Extreme LED, posizionandone una all'anteriore in immissione, una al posteriore in estrazione ed una sul tetto del case, sempre in estrazione, cosi da creare una configurazione in pressione negativa.
L'illuminazione delle ventole, delle due strisce a LED e dell'SSD Chroma fa risaltare tutto l'hardware e la pulizia finale del lavoro di integrazione nel case; la finestra laterale fumé, essendo piuttosto scura, da un lato smorza un la luminosità delle varie fonti, ma dall'altro diffonde la luce verso l'esterno e aiuta a creare una illuminazione più morbida ed omogenea.
Vi lasciamo, come di consuetudine, ad una serie di foto del risultato finale; non ci sbilanciamo sul giudizio finale estetico, ma siamo certi che la penserete proprio come noi.
Nel secondo test sul campo valutiamo le performance del Bitfenix Shogun osservando le temperature di CPU e GPU al variare del loro carico di lavoro, assieme a quella interna del case rilevata in due punti: nella fascia bassa, al di sotto la scheda video che chiameremo "T. bassa" e nella zona alta, nell'area attorno al dissipatore della CPU, che chiameremo "T. alta". Queste due ultime misure ci permetteranno di rilevare eventuali accumuli di aria calda all'interno dello chassis.
La configurazione del sistema di prova è la medesima vista nella sezione precedente, ad esclusione della scheda video.
Per questo case sono state effettuate due serie di rilevazioni delle temperature: con sistema montato su banchetto, come temperature ottimali di riferimento, e successivamente con l'hardware montato all'interno del case stesso.
Come spiegato nella sezione precedente, abbiamo deciso di variare la configurazione delle ventole rispetto a quella di default: per questi test, il case è stato predisposto con due ventole da 120mm in estrazione, una sul retro ed una sul tetto, più una terza sempre da 120mm in immissione sul frontale. Nessun cambiamento sul sistema di dissipazione né sulla configurazione è stato effettuato tra le varie prove.
La ventola della CPU, cosi come le varie ventole montate sul case, sono state collegate ai corrispettivi header della scheda madre, e gestite in modo automatico.
Di seguito le schermate riportanti le temperature rilevate. In ordine è mostrata:
- la temperature della CPU e della GPU con sistema in IDLE dopo 15 minuti dall'accensione;
- la temperature della CPU e della GPU con CPU sotto stress (tramite software Intel Burn Test e Core Temp per la lettura dei sensori);
- la temperature della GPU sotto stress (tramite benchmark Unigine Valley e GpuZ per la lettura dei sensori).
Durante tutti i test la temperatura della stanza è stata pari a 21°C.
Banchetto Bitfenix Shogun
Per comodità riassumiamo in tabella le temperature registrate.
Banchetto | Bitfenix Shogun |
T. CPU: 41-40-35-36°C (38°C) T. GPU: 37°C |
T. CPU: 39-40-38-38°C (38.75°C) T. GPU: 41°C T. alta: 23.8°C T. bassa: 23.9°C |
T. CPU: 58-62-58-60°C (59.5°C) T. GPU: - |
T. CPU: 62-65-64-63°C (63.5°C) T. GPU: - T. alta: 24.2°C T. bassa: 24.5°C |
T. CPU: - T. GPU: 52°C |
T. CPU: - T. GPU: 62°C T. alta: 24.7°C T. bassa: 25°C |
Andando con ordine, in condizione di IDLE sulla CPU non si nota una differenza di temperatura significativa (0.75°C); simile discorso per la GPU, dove il delta si assesta sui 3/4°C, non degno di nota. L'aria all'interno del case, pari a circa 24°C, non denota alcun aumento significativo rispetto alla temperatura ambiente.
Parlando di CPU in FULL, la temperatura media dei core passa dai 59.5°C di riferimento ai 63.5°C del case, per una differenza media di soli 4°C; va di pari passo l'aria all'interno del case, che resta praticamente invariata rispetto alla condizione precedente. Questi sono degli ottimi valori, sintomo di un più che valido ricircolo dell'aria all'interno del case; le tre ventole, in configurazione a pressione negativa, sembrano quindi una scelta azzeccata per questo case.
E di questo ne abbiamo ulteriore conferma osservando la temperatura della GPU in full; il riferimento si ferma a 52°C, mentre all'interno del case sale fino a 62°C, per un gap di circa 10°C, che possiamo dire essere fisiologico; ma il punto cruciale qui è ancora una volta legato alle temperature interne al case, che restano anche per questa prova molto vicine a quelle segnate in IDLE.
Questi ultimi numeri non fanno altro che confermare la bontà del Bitfenix Shogun sotto il profilo tecnico e delle performance; la configurazione da noi utilizzata, basata su tre ventole tante quante ne vengono fornite in dotazione, garantisce un perfetto continuo ricambio d'aria, e l'hardware non può far altro che giovarne.
Per chi volesse dotarsi di un impianto di raffreddamento a liquido, custom oppure AIO, consigliamo di posizionare il radiatore sul tetto, con le tre ventole in espulsione; questa a nostro avviso è la posizione migliore all'interno dello Shogun, in quanto sembra essere quella più arieggiata vista la generosa griglia li presente, mentre all'anteriore c'è decisamente meno spazio attorno e un pescaggio più limitato (oltre al fatto che perdereste i cestelli per gli hard disk).
Il segmento dei case in vetro è in questo ultimo periodo in grande fermento; tutte le case produttrici, dalle più blasonate a quelle meno note, hanno a catalogo almeno uno di questi case, e con il tempo le proposte stanno sempre migliorando, con soluzioni tecniche ed estetiche sempre più all'avanguardia, merito in particolar modo di un avanzato utilizzo dei materiali, quali, l'alluminio, l'acciaio e, soprattutto, il vetro.
Dopo il ben riuscito Aurora, capostipite in questo settore per la casa Taiwanese, è arrivato lo Shogun, pronto per farsi valere nella fascia alta del mercato; siamo di fronte ad un cosiddetto Super Mid Tower, una via di mezzo tra un classico Mid Tower e il più grande Full Tower, in grado di fornire tanto spazio all'interno, pur mantenendo volumi esterni non troppo eccessivi. E cosi è, difatti: compatibile con la stragrande maggioranza dell'hardware in commercio, dalle schede madri dal fattore di forma Mini-ITX a quello E-ATX, passando alle schede video di lunghezza massima pari a 410mm, agli alimentatori ATX fino a 250mm, per finire con i dissipatori per il processore con altezza massima di 175mm.
Oltre a questo, sul fronte archiviazione c'è spazio per ben sei drive da 2.5" oppure da 3.5", suddivisi su tre cestelli da due drive ciascuno, ai quali si aggiungono altri quattro slot per SSD, due SSD Chroma, e infine uno spazio extra per dischi da 3.5", previa rimozione della gabbia inferiore. Non solo tanti vani, quindi, ma anche una grande modularità e scalabilità.
Sul lato tecnico, abbiamo piacevolmente constatato l'uso di materiali di primissima scelta, dal telaio in acciaio SPCC, alla plastica (ABS) della maschere, per finire con l'alluminio anodizzato in unione al vetro temprato delle due paratie laterali, di notevole spessore e rifinito a regola d'arte. Tutti i dettagli, dal colore all'assemblaggio, non sono stati per nulla trascurati, ma anzi vi è stata posta la massima cura.
E questo lavoro certosino lo si sente già al primo contatto con il case; forse dalle foto non lo si percepisce veramente, ma vi possiamo garantire come il Bitfenix Shogun si mostri imponente, robusto, valoroso, proprio come il famoso comandante giapponese al quale fa chiaramente richiamo. Le linee, seppur nel complesso semplici e stondate, sono diverse dal solito, merito del particolare taglio delle due paratie in vetro.
Anche le performance non sono da meno; le possibilità sono davvero tante, ma già con le tre ventole in dotazione il case si è dimostrato in grado di tenere a bada senza problemi la nostra configurazione di test, e siamo certi lo farà anche con hardware più caloroso. Ma il bello è che si può senza problemi potenziare ulteriormente il ricircolo d'aria, o anche passare ad un impianto di raffreddamento a liquido completo di tutto.
Per il Bitfenix Shogun non ce la sentiamo di parlare di veri e propri aspetti negativi, ma piuttosto vogliamo proporre qualche spunto, qualche critica costruttiva. Partiamo dall'assenza di un filtro antipolvere all'anteriore, una mancanza da poco che però alla lunga può fare la differenza; ed evidenziamo la presenza di due porte USB 2.0 nel pannello di I/O frontale, che forse su questo genere di case comincia ad essere un po' anacronistico.
La domanda finale sorge spontanea: ma quanto vi costerà tutto questo? Bitfenix risponde 165€, un prezzo che non poteva essere diverso per quanto visto in questa analisi. Parlando in linea generale, non è di certo una cifra da poco per un case, ma d'altro canto bisogna saper valorizzare correttamente le proprie creazioni, e sarebbe stato sicuramente ingiusto valutare di meno questo chassis.
Nome prodotto | PRO | CONTRO | Award tecnici |
Award prestazionali |
Bitfenix Shogun |
+ Paratie in vetro temprate molto belle; |
- VGA Safe un po' grossolani; |
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Si ringrazia BitFenix Italia per il prodotto oggetto dell'articolo odierno.